Partendo dal presupposto che è impossibile evitare ansia e stress,
che sono parti integranti della nostra vita quotidiana, e che senza
di essi molte delle reazioni che diamo per scontate (fuggire di fronte
a un pericolo improvviso, concentrarsi in modo da poter sostenere un
esame, …) si spegnerebbero mettendo a volte a repentaglio la
nostra stessa vita, è utile non soffermarsi sul lamento legato
all’ansia e allo stress, ma provare a leggere la questione da
un’altra ottica:
- come posso reagire ad ansia e a stress senza esserne travolto?
- come posso trasformarli a mio favore?
Lo star bene - il “ben-essere” - non coincide con l’assenza
di stimoli, nemmeno di quelli ansiogeni, ma dipende dal modo di considerare
gli eventi della vita e dal significato che si attribuisce loro.
Le risposte delle persone sono dunque diverse ed individuali anche se
scaturiscono da situazioni comuni e variano in relazione alla capacità
di ognuno di adattarsi agli eventi.
Selye distingue tra uno stress distruttivo (“distress”:
il prefisso “dis” in greco vuol dire cattivo, morboso) che
causa grossi scompensi emotivi, e uno essenziale, che chiama “spinta
a reagire” (“eustress”: il prefisso “eu”
vuol dire buono), indispensabile per l’uomo.
Egli scrive che “lo stress è il sale della vita, una carica
fornita non solo alla sfera fisica ma anche alla sfera psichica purchè
l’uomo impari a rilassarsi e ad entrare in rapporto più
intimo, sereno con se stesso e con gli altri”.
Lo stress cronico (distress) non consiste soltanto in un eccessivo carico
di lavoro o nella stanchezza per i troppi impegni, ma è la difficoltà
di ritornare ad una condizione di allentamento, di calma, di riposo
profondo dopo l’attivazione e lo sforzo per superare ostacoli
e risolvere problemi.
Il distress è oggettivamente rilevabile attraverso le alterazioni
che produce sul tono muscolare di base, sui movimenti, sulla postura,
sul respiro, … ma di tali cambiamenti non sempre si ha la consapevolezza.
Si tratta di valutare che cosa sia benefico per sé, di vivere
in armonia consapevole con i nostri sentimenti, piuttosto che cercare
di controllarli.
Attraverso il gesto, il movimento, la distensione, la relazione con
gli altri possiamo entrare in contatto con le nostre emozioni, anche
quelle negative, riconoscerle e accettarle.
Utilizzando il cammino del T.E.In. (Tecniche Espressive Integrate),
partiremo da una esperienza di ricerca di maggiore consapevolezza di
sé e di conoscenza dell’altro per sviluppare l’attitudine
ad aprirsi alle proprie emozioni, ad accettarle nella loro natura mutevole,
e stare meglio nelle relazioni sociali.
E’ un percorso di “ristrutturazione” verso quel cambiamento
di atteggiamento concettuale ed emozionale grazie al quale una situazione
viene vissuta e posta dentro un’altra cornice.